domenica 2 febbraio 2020

"L’imprinting del primo pianto. Le origini dell’autostima" in D&D Nr.108, Gennaio 2020


Evelina Proli, Ostetrica
Fritz Baehler, Polarity Terapista

Il primo pianto è la prima volta che usiamo la voce per esprimerci. Esso contiene un messaggio cosi come tutti i pianti successivi. È probabile che sia un messaggio con una carica emotiva molto importante tale da creare un forte imprinting sulla fiducia nella capacità di esprimerci e di essere compresi. Il modo in cui questa prima esperienza condiziona l’autostima e quali aspetti di essa vengono colpiti, dipende dal significato del messaggio inviato, da come viene compreso, dal suo accoglimento e dall’esperienze di comunicazione prenatali vissute. Siamo coscienti, sensibili e percettivi fin dall’inizio del nostro viaggio, cioè dal concepimento in poi.

Nascere è la prima grande sfida che la vita ci riserva e superarla nel miglior modo possibile permette di misurare le nostre capacità sia fisiche, attraverso la resistenza del nostro corpo sia mentali, attraverso le scelte e la comunicazione che stabiliamo con la mamma. Il primo pianto potrebbe essere quindi un urlo di esultazione e di soddisfazione per avercela fatta. Una grande dose di autostima!
Ma cosa intendiamo per autostima? L’autostima è l’apprezzamento delle proprie capacità, dei propri talenti. E’ un piacersi, un avere fiducia in se stessi. Inoltre una buona autostima permette di essere collaborativi, mettendo a disposizione degli altri i propri talenti e rinunciando a essi, se necessario, senza per questo sentirsi sminuiti. Permette di esplorare il mondo, di entrare in nuove sfide senza paura, con gradualità, riconoscendo ciò che è bene per il nostro modo di essere. Una buona autostima crea una comunicazione efficace capace di far esprimere i propri bisogni e accogliere quelli degli altri.
Perché quindi mettere in relazione il primo pianto con le basi dell’autostima? Perché il primo pianto è la prima comunicazione verbale con l’ambiente e quindi la prima risposta che riceviamo in termine di comprensione e riconoscimento dell’esperienza che abbiamo fatto per essere qua. Se la risposta sarà adeguata alla nostra esigenza saremo più fiduciosi delle nostre capacità comunicative e rafforzeremo quello che già abbiamo avuto modo di sperimentare durante la vita prenatale e soprattutto durante il travaglio e il parto. Questo insegnerà ad avere una grande fiducia nella collaborazione in future relazioni.
Collegare quindi il primo pianto con la necessità di espandere i polmoni, fare il primo respiro, può essere riduttivo. Considerarlo come atto comunicativo, permette di comprendere come la sollecitazione con stimolazioni eccessive, come sempre veniva fatto nel passato e forse ancora oggi, può rappresentare uno shock determinando un’impronta negativa sull’autostima del bambino che avrà ricevuto in questo modo, una risposta inadeguata.

La stimolazione eccessiva non è l’unica cosa che può portare il neonato a uno stato di shock nei primissimi istanti del suo ingresso in questo mondo. Pensiamo all’ impatto che può avere su di lui un taglio cesareo, un parto vaginale operativo, un ambiente inquinato da luci e rumori, un clampaggio del cordone precoce, la separazione dalla mamma e le varie procedure mediche e/o infermieristiche. Tutti questi fattori agiscono come interruzioni sul suo “saper fare” e può percepirli come manipolazioni contro la sua volontà. Il primo pianto che sarà in questo caso un’espressione del suo disagio, se non sarà compreso e accolto, nutrirà la sfiducia del bambino facendolo sentire incapace di interagire con l’ambiente.

Il bambino per sua natura non si arrende facilmente e quindi proverà successivamente a ricevere riposte adeguate attraverso altri pianti. Se tali risposte cominceranno ad arrivare, egli avrà la possibilità di sanare la sua autostima. Altrimenti se continuerà a sentirsi incompreso, questa si abbasserà di volta in volta fino a fargli innescare una serie di strategie comportamentali quali per esempio la chiusura, la tristezza, la rabbia o l’aggressività, indici di poca fiducia in se stesso e nella propria capacità di relazionarsi con gli altri. Quindi la comprensione e l’accoglienza del primo pianto è fondamentale come imprinting per l’autostima del bambino cosi come è importante la comprensione dei pianti dei primi mesi poiché essi possono funzionare da rafforzativi, sia in senso positivo che negativo, sulle sue emozioni.
La principale emozione legata all’autostima è il sentirsi desiderato e accettato. Tale sentimento si forma già durante l’esperienza del concepimento e può creare una ferita che verrà guarita solo con successive conferme d’ amore da parte dei genitori. Una gravidanza inaspettata e indesiderata, è facilmente indice di bassa autostima della neomamma che la trasmetterà al suo bambino e sarà meno capace di accogliere i suoi bisogni e quindi i suoi pianti. Infine non dimentichiamo quanto un parto naturale abbia un grande impatto sull’autostima sia della donna che del bambino.

Nella nostra cultura manca ancora la consapevolezza di quanto sia importante il vissuto della gravidanza e il modo nel quale i nostri bambini nascono e vengono accolti in questo mondo e quanto tutti questi fattori contribuiscano a creare una buona autostima. In una società caratterizzata da bassa autostima vediamo prevalere la competitività sulla collaborazione, l’aggressività sull’empatia e molto spesso si ha difficoltà a esprimere i propri talenti. Prevale la paura sull’amore, la depressione sulla felicità e siamo sottoposti al potere di una comunicazione manipolativa(pubblicità) e poco abituati a stabilire una comunicazione empatica.

Comprendere e accogliere il primo pianto può diventare il primo passo per una società migliore fatta di persone che credono in se stesse e negli altri.

Bibliografia:
Emerson W., Behandlung von Geburtstraumata bei Sauglingen und Kindern, Mattes Verlag Heidelberg, 2012
Harms, T. La forza del legame, il pronto soccorso emozionale nelle situazioni di crisi con i bambini, Ed, il leone verde, 2018
Hogg, T., il linguaggio segreto dei neonati, Oscar Mondadori, 2004
Leboyer F. Per una nascita senza violenza. Il parto dal punto di vista del bambino. Ed. Bompiani 2017
Volta A., Spandrio R. et al, Cap. 18, Il post partum, In: Fisiologia della nascita, Dai prodromi al post partum, Carocci Faber, 2018

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